A 25 anni di distanza dal clamoroso scherzo messo in atto da tre studenti, Livorno potrebbe celebrare con una mostra permanente le tre false teste di Amedeo Modigliani, che giacciono da tempo in un magazzino di proprietà dell’ amministrazione comunale. Era l’ estate del 1984 quando Michele Gherarducci, Pierfrancesco Ferrucci e Pietro Luridiana, allora studenti universitari, insieme allo scultore Angelo Froglia, imitarono il ‘primitivismo’ dello scultore livornese. Con banali attrezzi da muratore fecero occhi, naso e bocca a tre pietroni, li gettarono nel Fosso Reale e scatenarono il putiferio in tutta Italia, traendo in inganno autorevoli critici d’arte, che assicurarono si trattasse di sculture di ‘Modi’.
LA BEFFA DI MODIGLIANI
Una beffa colossale, che a Livorno continua a far discutere. Le opere sono state esposte una prima volta a Lugano, nel 1999, una seconda a Livorno, sei anni dopo, in una mostra visitata da 40mila persone in dieci giorni. Un successo inaspettato. Tanto che qualcuno sta pensando a fare una mostra in pianta stabile. ‘‘Per il momento, quella di un’ esposizione permanente delle tre statue è solo un’ ipotesi a cui stiamo lavorando – afferma Mario Tredici, assessore alla cultura del Comune di Livorno in un’ intervista a ‘La Stampa’ – anche se non rientra tra le priorità dell ‘amministrazione. Siamo però convinti che non si tratti di una scelta da fare in solitudine, ma con il coinvolgimento di esperti del settore”.
LA COPIA PUO’ ESSERE ARTE?
Chi vorrebbe un’ esposizione permanente è uno dei tre autori della burla, Pietro Luridiana: ”Sono tre brutte copie, e’ vero, ma come non definirle arte? – si chiede – Conta l’ idea, la genialità del gesto, più che la riproducibilità. Anche questa, se ci si intende sul valore artistico di un’ opera, può essere arte. Quindi, perché privare la gente della possibilità di vedere i nostri falsi? E’ un mistero che ci amareggia, anche perché non ne capiamo il motivo. Forse nei nostri confronti c’é ancora una certa antipatia”.