Un anno dopo il naufragio della Costa Concordia, restano ancora troppi punti oscuri. Quella notte in cui la meravigliosa nave della Costa Crociere fu ferita a morte di fronte all’isola del Giglio non la dimenticherà nessuno, soprattutto coloro che erano a bordo della crociera e che ora vengono addirittura accusati dalla compagnia di aver reso difficili le operazioni di salvataggio, perché presi dal panico.
32 morti e ancora non una ricostruzione certa in tutti i punti in merito a quello che accadde e sulle reali responsabilità che potrebbero non essere solo del comandante Francesco Schettino. La famiglie delle vittime e dei feriti stanno ancora aspettando di capire il perché, lo stesso che sembra sempre più lontano. I punti da chiarire sono ancora troppi ma qualche novità potrebbe arrivare dalle relazioni relazioni dei consulenti di parte civile. Quest’ultima dovrebbe essere resa nota nelle prossime ore. Bisogna anche puntare l’attenzione su un altro presunto problema: il personale di bordo potrebbe non aver capito bene le istruzioni date in italiano durante l’evacuazione della Concordia. Il timoniere indonesiano, soprattutto, non avrebbe capito gli ordini di Schettino. Dalla compagnia però dicono che, invece, chi si trovava a bordo comprendeva bene l’inglese ed era impossibile che si verificasse una eventualità del genere.
I periti del giudice hanno evidenziato poi un altro grave elemento: il personale di bordo non comprese le La Compagnia dal canto suo nega questo aspetto sostenendo che i membri stranieri a bordo parlavano correntemente inglese. Se Schettino sostiene di aver parlato con il gruppo dei mari del famoso “inchino” al Giglio, la Carnival nega e il braccio di ferro tra naufraghi e compagnia navale è per ora ad un punto morto. Ora, addirittura, di fronte ad un relitto ancora da rimuovere la società dice che i passeggeri avrebbero comunque avuto “comportamenti negligenti odisattenti” durante l’abbandono dell’imbarcazione, tali addirittura da non richiedere un risarcimento.