Se per il turista che si reca in India, soprattutto nelle zone più turistiche, la possibilità di parlare in inglese è una certezza, in realtà in tutto il Paese esistono almeno 18 idiomi differenti. Tutti sono riconosciuti ufficialmente dalla costituzione e, oltre ad essercene di minori, non mancano un centinaio di dialetti. Sono state proprio le linee linguistiche, in passato, ad aver delineato i confini tra le regioni. Certo conoscere alcune nozioni di ciò che si dice in loco, apre sempre tutte le porte ma non preoccupatevi perché comunque non è indispensabile.
Le lingue principali dell’India settentrionale, comprese quelle parlate alle estremità orientali e occidentali del Paese, sono tutte indo-ariane. Non è scomparso nemmeno l’antico sanscrito, ma l’idioma madre legato ad oltre 200 milioni di persone, è qui l’hindi e l’urdu. Quest’ultimo interessa soprattutto i musulmani. Nell’India meridionale, invece, lo scenario linguistico cambia del tutto.Sono diffusi il Tamil nel Tamil Nadu, il telugu nell’Andhra Pradesh, il kannada nel Karnataka e il malayalam nel Kerala. Fanno tutte parte della famiglia dravidica .
Tuttavia la vicenda delle lingue è legata soprattutto alla storia locale. Si perché con l’indipendenza dagli inglesi, il governo di Delhi decise che l’hindi sarebbe diventato quella ufficiale di tutta l’India. Non fu perseguita, invece, l’idea di creare un ibrido colloquiale tra hindi e urdu, creando l’hindustani. Fu utilizzata soprattutto da Gandhi nel periodo in cui lottava per la libertà del Paese. Certamente le dominazioni, hanno portato l’inglese a farsi strada piuttosto velocemente per cui non ci sono problemi quando si va in vacanza in una terra così carica di sfumature e contraddizioni. Certo però, nelle aree dell’interno potrebbe esserci qualche problema in tal senso, soprattutto se siete dei viaggiatori intrepidi che si spingono ben oltre le zone di solito battute dai turisti. In linea di massima, invece, via libera: ascolterete strani accenti, ma l’inglese è una certezza.