Reduce da un viaggio breve a Malta, voglio proporvi due itinerari interessanti e ricchi di storia, il primo a Tarxien alla scoperta dei templi monolitici, il secondp a Rabat per esplorare le catacombe. Iniziamo dai templi di Tarxien, costruiti nell’età dei templi, nel 3600 A.C. testimoniano il livello di arte ed architettura preistorici, raggiunti a Malta nel tardo neolitico. I resti di questi complessi sono visibili oggi esternamente: originariamente consistevano in cinque stanze semi circolari, le Apsi, con diverse lavorazioni artistiche megalitiche, rappresentanti animali (pecore, tori, maiali ed un ariete) e disegni a spirale.
All’interno del sito archeologico si possono ammirare le costruzioni primitive, gli altari ed i resti artistici, camminando su percorsi dedicati che permettono di vedere veramente da vicino questi templi ormai ridotti in rovina. Un bellissimo viaggio all’interno della storia! I templi di Tarxien si trovano nell’omonima località, sono aperti tutti i giorni dalle 9 alle 17 (ultimo ingresso alle ore 16.30) ed il biglietto intero costa sei euro.
Il secondo itinerario proposto, che potete effettuare anche in giornata data la poca distanza tra le due località, è la visita alle catacombe di Rabat: si tratta di un’esperienza molto suggestiva che consiglio vivamente a tutti coloro che sono curiosi ed amante della storia. Le catacombe, chiamate di San Paolo, si trovano a Rabat e non nella città principale limitrofa, Mdina, per l’antica usanza di non seppellire i morti all’interno delle mura cittadine.
Il nome delle catacombe venne dato dagli storici che le credevano connesse alla Grotta di San Paolo (visitabile della stessa città e chiamato Sant Paul’s Grotto): le tombe rinvenute sono tutte pre romane e coprono un’area di oltre duemila metri quadri. L’importanza delle catacombe di San Paolo è indiscutibile: si tratta della più vasta e complessa rinvenuta sull’isola di Malta, inoltre è quella che fornisce più informazioni storiche sulle sepolture e sui rituali praticati dai primi cristiani.
Foto credit: Thinkstock