Sono trascorsi sette anni, da quanto un aereo ATR-72 della Tuninter che da Bari stava volando verso Djerba porecipitò poco prima dell’aeroporto di Palermo, causando una tragedia. Si sa già che il problema era banale quanto drammatico: per errore era stato inserito un indicatore della quantità di benzina presente errato, per cui il velivolo rimasto senza carburante spense i motori. Si dice che il pilota avrebbe potuto planare fino all’aeroporto ma così non fu e, purtroppo, ci furono dei morti. La verità, come sempre in questi casi, però non è stata tutta svelata e per l’aviazione civile è un episodio tutt’altro che da dimenticare.
Sette anni da quell’incidente aereo in cui, per fortuna, sono state almeno assegnate le responsabilità su quanto accaduto, in particolare grazie al lavoro congiunto dei legali della parte offesa, costituita da una parte dei sopravvissuti e dai familiari delle vittime. La versione dei fatti appare piuttosto chiari, ma bisogna lavorare ancora per evitare che possa succedere ancora un errore del genere e che la sicurezza in volo sia davvero la priorità per tutti. I pezzi di ricambio dell’aereo, non sarebbero stati in generale conformi e certificati e questo è un evento che non si può verificare.
Un indicatore di livello sbagliato fu la causa del disastro, perché in questo modo non fu ben chiaro il momento in cui la benzina finì davvero. Oggi la domanda sorge davvero spontanea e ci si chiede come mai non ci fu nessun controllo, come è possibile che qualcuno ha montano un pezzo errato? E’ chiaro che si tratta solo della punta di iceberg di una serie di problemi che riguardavano lo staff tecnico del volo ed evitare altre tragedie tanto terribili quanto banali è fondamentale. La paura per i sopravvissuti è ancora presente, mentre a non avere alcuna speranza sono stati soprattutto coloro che si trovavano in coda, la stessa che dopo l’ammaraggio finì rovinosamente sott’acqua.