Un rito nazionale, una abitudine, una peculiarità che ha reso l’Etiopia famosa in tutto il mondo, quella del caffè. E’ in pratica il suo Paese di origine e qui ha un nome curioso. Viene detto, infatti, “bunna”. Del resto, parliamo dell’unico luogo al mondo in cui si trovano piante allo stato selvatico e in primo piano, in questo senso, c’è la foresta di Harenna, una delle più grandi del Paese. Sorge tra le montagne del Parco Nazionale del Bale, 350 km a sud della capitale Addis Abeba.
Esistono molte leggende in merito, una fra queste, la più famosa, parla della leggenda del pastore Kaldi che avrebbe notato irrequietezza tra le sue pecore dopo che avevano brucato delle bacche particolari. Vera che sia o meno questa storia, l’Etiopia resta molto importante non tanto a livello turistico, quanto proprio per la sua peculiare cerimonia del caffè. Al termine della cena, quindi, una delle donne di casa sparge erba fresca per terra, per portare dentro un po’ della fragranza e della freschezza che c’è fuori.
A questo punto, decide di sedersi su di uno sgabello basso, accanto a un braciere di carbone e accende l’incenso. Comincia ad arrostire i chicchi verdi di caffè, agitandoli in una scodella concava per farli tostare uniformemente e, quando sono pronti, torna al tavolo e agita la scodella bollente affinché tutti ne possano odorare la fragranza. E’ il momento di polverizzarli con mortaio e pestello e di tornare in pubblico con la classica brocca d’argilla tonda e panciuta alla base. Vi riscalda dell’acqua dentro, aggiunge il caffè e porta il tutto a bollore. La bevanda è pronta e può versarla nelle tazze senza manico, può aggiungere lo zucchero e un ramoscello di ruta. Il suo gusto non è amaro e quando tutti ne hanno gustato l’aroma prepara il secondo giro di caffè sempre con gli stessi chicchi ed, eventualmente, pure il terzo.