Categories: Curiosità

Viaggi e racconti dal mondo: favole celtiche

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Il solo suono della parola “celtico” sa evocare in noi leggende mitiche, forze misteriose, fantastiche dame e valorosi cavalieri che combattono contro creature incredibili. Questa volta vogliamo raccontarvi tre storie legate alla natura ed in particolare al mondo animale e tutte vicine a questo popolo ancora oggi indimenticabile e carico di fascino:

L’Aquila e lo Scricciolo

L’aquila e lo scricciolo stavano verificando chi dei due potesse volare più alto.
Il vincitore sarebbe divenuto re degli uccelli.
Lo scricciolo partì per primo, dritto verso il cielo.
Ma l’aquila lo raggiunse, librandosi agevolmente in grandi cerchi nell’aria.
Lo scricciolo era stanco, così, appena l’aquila passò, zitto zitto si sistemò sull’ampio dorso dell’aquila.
Alla fine, l’aquila cominciò a stancarsi.
«Ma dove sei, scricciolo?», gridò.
«Sono qui», rispose lo scricciolo, «solo un po’ più in alto di te».
Fu così che lo scricciolo vinse la gara.

La Volpe e l’Oca

Una volpe aveva catturato una bella oca grassa che dormiva accanto a un specchio d’acqua.
Mentre l’oca starnazzava e fischiava, la volpe la schernì:
«Sì sì, schiamazza pure», disse la volpe, «ma se invece di essere io a tenere in bocca te, fossi tu a tenere me, cosa faresti?»
«Be’», disse l’oca, «è facile a dirsi. Congiungerei le mani, chiuderei gli occhi, reciterei una preghierina di ringraziamento e ti mangerei».
La volpe congiunse le mani, fece una faccia solenne, chiuse gli occhi e recitò la preghierina di ringraziamento.
Ma mentre lo faceva l’oca spalancò le ali e se la filò, allontanandosi sull’acqua.
«Ne farò una regola di vita», borbottò la volpe, leccandosi le labbra rimaste asciutte, «non pronùncerò mai più una preghiera di ringraziamento fino a che non avrò la preda nella pancia».

La Volpe e il Gallo

Un giorno una volpe e un gallo stavano conversando insieme. «Quanti trucchi conosci?», disse la volpe.
«Ne conosco tre», disse il gallo. 
«E tu quanti ne conosci?» 
«Almeno settantatré», disse, sprezzante, la volpe. 
«Sono davvero tanti. Dimmene uno».
«Be’, mio nonno mi ha insegnato a chiudere un occhio e lanciare un forte grido».
«E che ci vuole?», disse il gallo. «Saprei farlo anch’io». 
E chiuse un occhio e lanciò un grido fortissimo. 
Ma l’occhio che aveva chiuso era quello vicino alla volpe, così la volpe lo afferrò per il collo e se lo portò via.
Ma una brava donna vide il gallo che veniva trascinato via e strillò: 
«Lascia andare quell’uccello. E mio».
Allora il gallo sussurrò alla volpe: «Dille che adesso appartengo a te».
La volpe aprì la bocca per parlare e lasciò cadere il gallo. 
In un baleno quello volò sul tetto della casa e, con un occhio chiuso, lanciò un grido formidabile.

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