Paura, sgomento, forse inconscia voglia di controllare l’incontrollabile, cioè il nostro destino. Quando avvengono degli incidenti gravi, in particolare legati ai viaggi, la prima reazione è quella di non prendere per un certo periodo quel mezzo di trasporto fino a “digerire” del tutto quanto accaduto. Non è diverso questa volta con il terribile naufragio della Costa Concordia lo scorso 13 gennaio. Se ormai appare accertato che durante una manovra di avvicinamento all’Isola del Giglio, una pratica nota con il nome di “inchino” qualcosa sia andato storto, le prenotazioni di crociere per la Costa sembrano essere calate. Questo potrebbe portare ad un fallimento? Di certo questi problemi se sommati con risarcimenti e costi elevati per rimuovere il natante dal punto in cui si trova non favoriscono la compagnia leader dei mari in Italia, ma al momento arrivano in questo senso dal gruppo delle rassicurazioni.
Se è stato scongiurato il disastro ambientale, intanto, oltre al comandante Francesco Schettino agli arresti domiciliari al momento, cresce il numero degli indagati. Lo svuotamento dei sei serbatoi di poppa del natante ha completato con successo la sua prima fase e visto che il viaggio era appena iniziato era presente il 67 per cento del carburante, ma ora per Costa Crociere il momento di emergenza non è finito. C’è bisogno di capire come e quanto la nave si potrà portare via da una zona che è anche una riserva che ci invidia tutta Europa e, come un cane che si morde la cosa, se le prenotazioni non torneranno a salire, i guadagni saranno inferiori pure per operazioni di questo tipo.
Il rischio di fallimento, insomma, potrebbe esserci ma certamente noi non siamo in grado di stabilirlo e dai vertici della società confermano che ce la faranno a superare questa fase di transizione. Pierluigi Foschi, presidente Costa Crociere, pur ammettendo un cambiamento nelle richieste da parte dei clienti che sono sensibilmente diminuiti dice: “Siamo sotto di un 35% rispetto allo scorso anno. Certo, c’è la crisi e ci aspettavamo un anno difficile. Ma è evidente che il naufragio pesa. Costa Crociere ha un capitale netto di svariati miliardi di euro. La società è solida ma se non fallisce come società potrebbe fallire come marchio. Stiamo valutando un nuovo sistema elettronico che, una volta tracciata la rotta, la rimbalzi a terra al nostro centro di controllo per poter verificare in tempo reale che venga effettivamente eseguita”.
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