Sarebbe già evidente un danno ambientale. Le parole di Corrado Clini, ministro dell’Ambiente non lasciano spazio a nessun dubbio: il disastro della Costa Concordia, la nave da crociera naufragata all’isola del Giglio pochi giorni fa, inizierebbe a manifestare i primi effetti, con serie preoccupazioni legate al fondale marino. La nave infatti è adagiata su un costone di roccia in prossimità di un precipizio, dove si troverebbe una scarpata con una profondità variabile tra i cinquanta ed i novanta metri: le mareggiate dei prossimi giorni potrebbero provocare l’inabissamento della Concordia, con conseguenze irreparabili per i fondali dell’Isola del Giglio.
Clini ha dichiarato che sarebbe al vaglio la possibilità di adottare un decreto che fornisca le linee guida della gestione del traffico delle grandi navi nelle aree protette e ad alta vulnerabilità: una sorta di misura di limitazione per tali rotte. Del resto la legge 51 del 2011 prevede che sia il ministro dell’Ambiente che quello dei Trasporti possano prendere in considerazione tali limitazioni in aree a rischio e promuovere accordi volontari ed autoregolati con le compagnie di navigazione. Il Ministro ha precisato che pratiche come quella del cosiddetto inchino non possono più essere tollerate in futuro.
Intanto stanno per iniziare le manovre per svuotare i serbatoi della nave dal carburante, operazione che risulterebbe più difficile del previsto a causa delle mareggiate e del clima incerto che si è abbattuto sull’Isola e dalla presenza di numerosi dispersi: lo svuotamento non potrà avere inizio fin quando non sarà accertata l’assenza di persone all’interno della nave. Nel serbatoio ci sono circa 2.280 tonnellate di combustibile e 42 metri cubi di olio lubrificante: ieri la Costa Crociere ha presentato un piano per lo svuotamento dei serbatoi, in collaborazione con la società Smit Salvage di Rotterdam. Il piano iniziale di investimenti per tale operazione si aggirerebbe sui cinque milioni di euro.
Fonte: Il sole 24 ore