E’ sempre con molto dolore che si apprendono certe notizie, perchè se anche riguardano aree relativamente lontane da noi, interessano quel Pianeta che, volenti o nolenti, dividiamo e appartiene a tutti. Le conseguenze dei disastri ambientali a breve e a lungo termine, poi possono comprendere il mondo intero. In queste ore, è la Nuova Zelanda a vivere uno i momenti più tragici della sua storia e sicuramente negli scorsi decenni mai era stato riversato nel suo mare tanto carburante e pezzi di quella nave, il Cargo Rena, che si è spezzato a causa delle forti mareggiate.
Il cargo Rena da 47.230 tonnellate di matrice liberiana, fermo da tre mesi sull’Astrolabe Reef, si è aperto in due a circa 22 chilometri al largo di Tauranga, nella costa orientale della Nuova Zelanda causando la morte di moltissima fauna marina. In più i detriti, davvero milioni, hanno cominciato il loro incessante cammino e in parte sono arrivati nelle spiagge neozelandesi. La polizia ha bloccato qualche accesso ai bagnanti, in particolare, quello di Waihi Beach. Il rischio di infettarsi è concreto, anche solo tentando di prendere uno degli oggetti giunti sulla costa. All’interno della nave, dalla quale si cerca inutilmente di fermare la fuoriuscita di container e carburante, si trovava pure la criolite, una sostanza molto nociva per gli esseri viventi.
Una enorme porzione di barriera corallina, delicatissimo essere vivente come ben si sa, è morta per sempre e la tragedia è destinata a non interessare solo la Nuova Zelanda. La nave si è spezzata anche a causa del cattivo tempo, visto che in questi giorni si sono registrate onde alte fino a sei metri. Intanto, mentre si cercano i reali responsabili di questa tragedia, il petrolio continua a perdersi, pure se nei giorni scorsi una buona parte dei container era stato portato via per fortuna.