No, non è stato per niente un bell’anno questo per Pompei e soprattutto per la sua area archeologica che ormai appare chiaro a tutti che avrebbe bisogno di un urgente quanto capillare restauro. La zona che è meta di un continuo flusso di visitatori durante tutto l’anno in ricordo dell’eruzione che rase al suolo la cittadina uccidendo la sua popolazione, cade a pezzi e presto, continuando così, anche il turismo subirà una battuta d’arresto.
Questa volta ha ceduto uno dei pilastri del pergolato esterno della Casa di Loreio Tiburtino, che sorge nell’Insula II della II Regio. Ad accorgersi di quanto era avvenuto, sono stati fondamentalmente i custodi i quali hanno effettuato una verifica e hanno notato che qualcosa non andava. La notizia è stata quindi comunicata dalla soprintendente archeologa di Napoli e Pompei Teresa Elena Cinquantaquattro, che ha messo immediatamente in allarme i carabinieri. In queste ore, infatti i militari dell’Arma della stazione di Torre Annunziata stanno effettuanfo i loro controlli in merito.
La domus non solo è tra le più belle ma anche tra le più interessanti di Pompei ed è attribuita a Loreio Tiburtino, ma apparteneva a D. Octavius Quartio. La prova di tale affermazione sta in un anello-sigillo che nella fuga per l’eruzione cadde e fu ritrovato all’ingresso della casa mentre negli anni cinquanta si perfezionavano in loco gli scavi. La peculiarità della casa resta il giardino che da poco è stato riportato allo splendore originario e all’epoca vantava una straordinaria fioritura di melograni e cotogni ed era immerso nel verde. Non mancavano due lunghe vasche, gli “eurìpi” a forma di T e quella superiore aveva delle statue a tema egiziano. Da queste parti è stata notata la la caduta di un pilastro che sorregge il pergolato esterno. Del resto la domus è stata restaurata nel 1980. La soprintendente Teresa Elena Cinquantaquattro ha commentato: “La motivazione di questo cedimento la stabiliranno le forze ordine. Da circa due mesi i nostri uffici hanno avviato un cantiere diffuso in tutta l’area archeologica con fondi della soprintendenza”.