Il clima della Repubblica dello Zimbabwe è tropicale e vanta due stagioni definite: quella secca va da aprile a ottobre, il cosiddetto inverno australe, mentre l’altra è ben più piovosa e riguarda i mesi che vanno da novembre a marzo. In poche parole, se volete organizzare un viaggio in questo tratto d’Africa, sarebbe meglio giungere tra maggio e ottobre, anche se in estate il verde è ben più presente, cioè da novembre ad aprile. La capitale è Harare che fino al 1980 era chiamata Salisbury.
Nello Zimbabwe si parla l’nglese ma non mancano idiomi locali come il buntu shona e ndebele, mentre per quanto riguarda la religione, nel 62 per cento dei casi la popolazione è cristiana. Gli abitanti sono quindi divisi tra metodisti, protestanti, anglicani e cattolici, tuttavia non mancano i culti animasti e indigeni che hanno legami però con la chiesa in un mix per noi piuttosto discutibile e stravagante.
Per giungere in tale tratto di mondo, serve un passaporto con validità residua di almeno sei mesi all’ingresso più il visto. Quest’ultimo garantisce una permanenza fino a tre mesi e si può richiedere anche direttamente in frontiera pagando circa 21, 90 euro o 32,85 euro per l’entrata doppia. Con 40,15 è prevista l’entrata multipla. Unica raccomandazione: se portate uno zaino per le escursioni, evitate il color kaki perchè rischiereste di essere scambiati per militari. Il fuso orario è di un’ora in più rispetto all’Italia e non è obbligatoria nessuna vaccinazione. Tuttavia sono consigliate quelle contro la difterite e il tetano, l’epatite virale A, l’epatite virale B, la febbre tifoide, la rabbia ed eventualmente, su consiglio del medico, la profilassi antimalarica. Da non dimenticare che lo Zimbabwe è uno dei Paesi al mondo, maggiormente colpiti dall’Aids ed è meglio stipulare una assicurazione sanitaria prima di partire, che garantisca non solo la copertura delle spese mediche, ma anche l’eventuale rimpatrio aereo o trasferimento altrove.