Federalismo fiscale: tutti ringraziano, ma non si capisce di che. La famigerata tassa di soggiorno, un’imposta municipale pensata per risollevare le casse dei comuni, è infatti stata approvata, ma proprio ai sindaci (specie ai leghisti) non piace. Gli operatori turistici la vedono come un’altra trovata che anziché favorire il turismo lo penalizzerà, dirigendo i villeggianti in località dove non dovranno sborsare soldi in tasse. E neanche a loro, gli operatori turistici, non piace l’idea di dover fare da gabellieri. Tanto che in molti dicono che prima di applicare una tassa sul turismo bisognerebbe sviluppare e offrire al turista dei servizi adeguati, che possano giustificare l’applicazione della stessa.
IL TURISMO MORDI E FUGGI
Del resto, gli ultimi dati sul turismo in Italia parlano chiaro: la gente si sposta ancora per una vacanza, ma a causa della crisi spendono di meno e puntano su capatine mordi e fuggi, non su soggiorni lunghi o sui famosi “tre mesi al mare” di una volta, quando un operaio poteva permettersi di mandare in villeggiatura per tutta l’estate la moglie e i bambini. Oggi il soggiorno di turismo si è accorciato, la gente sta attenta a quanto spende e dove spende. Dunque, niente tasse.
CHI LA APPLICA
Così si scopre che chi può applicare la tassa di soggiorno è solo una grande città turistica come Roma, dove il turismo non conosce crisi vera ed il sindaco Alemanno si è affrettato ad introdurla per arrotondare le casse comunali… viva il federalismo!
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