Un serpente che si muove lentamente sulle maestose scalinate di un’antichissima piramide Maya; il silenzio di chi assiste a un evento tanto affascinante quanto misterioso: non siamo su un set cinematografico e l’effetto scenografico non è generato da un computer. Siamo a Chichén Itzá, l’antica capitale della cultura maya nello Yucatán e lo spettacolo che si ripete in occasione di ogni equinozio rappresenta la simbiosi perfetta tra i meccanismi primordiali della natura e l’ingegno umano. L’appuntamento è oggi, 21 marzo, quando le scalinate della piramide di Kukulkán – detta anche El Castillo – prenderanno vita. Quel che sembra un serpente luminoso che si muove lungo la costruzione non fa paura: è la sintesi di un gioco di luci ed ombre che ogni anno si materializza nel sito archeologico perla del Messico che si fregia dell’epiteto di “meraviglia del mondo” e che non a caso fa parte dei luoghi tutelati dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità.
Il serpente di luce
Testimonianza indiscutibile delle conoscenze astronomiche possedute dagli antichi Maya, il fenomeno avviene con l’avanzare del giorno grazie a un sistema di sette triangoli rovesciati di luce, risultato dell’ombra proiettata dalle nove piattaforme dell’edificio sulla balaustra della scalinata nord. L’immagine disegnata dal sole – grazie alla non casuale ubicazione dell’edificio – è quella di un serpente, di Kukulkán, il nome di una divinità tolteca che corrisponde a quella maya di Quetzacoatl, il dio-uccello piumato. Quando il percorso luminoso volge al termine gli spettatori si alzano e levano in alto le mani per “assorbire l’energia positiva” che secondo le antiche credenze sono emanate da questo fenomeno.
Chichén Itzá
Chichén Itzá è il sito archeologico più visitato del Paese, anche perché quello meglio conservato che testimonia un pezzo di civiltà precolombiane, un tempo (fra l’800 e il 1200 d.C.) il centro nevralgico della vita politica, militare e religiosa dello Yucatan abitato dalla popolazione tolteca degli Itza. La piramide rappresenta il calendario Maya: i quattro lati descrivono l’anno solare e hanno complessivamente 365 gradini, 52 pannelli (per ogni anno del secolo Maya), e 18 terrazze (per i 18 mesi dell’anno religioso). Una volta esaurito il rito d’equinozio lo stupore non si lascia da parte. Le altre costruzioni significative sono il maggiore Juego de Pelota del Mesoamerica con 168 metri di lunghezza e 70 di larghezza; El Caracol – l’osservatorio – sofisticata struttura simbolo del progresso scientifico ed astronomico raggiunto dai Maya, l’Iglesia, il Cenote Sagrado, specchio d’acqua dove sono stati recuperati anelli, collane ed altri oggetti di oro e giada. Purtroppo oltre ai tesori sono stati trovati anche gli scheletri di giovani donne gettate nelle acque in dono a Chaac, dio maya della pioggia.
Le bellezze dello Yucatan
Gli appassionati di archeologia saranno stregati da questa destinazione che però ha anche tante altre attrattive. Ad esempio, a soli sei chilometri ad est, si possono visitare le grotte sotterranee di Balankanche, antico luogo di venerazione Maya ricco di stalattiti, stalagmiti e piscine. Sono state scoperte solo nel 1959, parte dell’intreccio labirintico di tunnel e cunicoli che caratterizzano lo Yucatan. Alle visite guidate si può alternare una passeggiata in una delle riserve naturali che si trovano nei dintorni, magari esplorando uno dei tanti cenotes, specchi d’acqua cristallina collegati in forma sotterranea e nascosti, a volte, in cavità o caverne. Chichén Itzá si trova poi a 120 chilometri da Mérida, la capitale dello stato messicano dello Yucatán, lungo la carretera che la collega a Cancún.