Non solo fascino e stravaganza, ma anche una grande cultura figurativa, tra passato classico e avanguardie: e’ la Tamara de Lempicka, icona del periodo Deco, che va in mostra dall’11 marzo al Complesso del Vittoriano, oltre 120 opere, tra disegni e dipinti, molti dei quali esposti per la prima volta in Italia, fra cui quelli provenienti dalla collezione di Jack Nicholson. Intitolata ‘Tamara de Lempicka. La regina del moderno‘ , la rassegna curata da Gioia Mori e’ tra le piu’ complete mai realizzate sulla produzione dell’artista di origini polacche, cresciuta negli ambienti aristocratici della Russia degli zar e riparata a Parigi dopo la Rivoluzione d’Ottobre.
L’importante esposizione punta non solo alla riproposizione dei suoi celebri quadri, liberi e trasgressivi, ma soprattutto a suggerire una nuova lettura dell’intera opera della Lempicka grazie a ricerche sulle fonti documentarie, che hanno permesso di ricostruire la storia di molti dipinti, approfondire i legami con il Futurismo, presentare opere mai esposte prima e il Portrait de Madame P., che addirittura era considerata perduta.
Tamara de Lempicka. La regina del moderno
”La mostra ospitata al Vittoriano esplora il percorso della Lempicka dagli esordi, nel 1927, al 1957, anno in cui venne ospitata a Roma una sua personale alla galleria Sagittarius” spiega la Mori, che ribadisce come le recenti scoperte permettano di mettere a fuoco la sua personalita’ complessa e la sua cifra stilistica di assoluta originalita’. Da un lato cultrice della contemporaneita’, decisa a ”vivere e creare – come lei stessa scriveva nel 1932 – in modo tale da imprimere sia alla mia vita che alle mie opere il marchio dei tempi moderni”, dall’altro appassionata dell”antica pittura italiana’, tanto che il suo pittore preferito e’ niente meno che Carpaccio“.
”Un gusto innato dei contrasti – prosegue la Mori – che si rivela quale punto di forza della sua arte”. Per molti aspetti, quindi, la mostra romana mette in luce il forte rapporto tra Tamara e l’Italia, sia con gli splendori del passato sia con le avanguardie del ‘900. Non a caso la sua prima personale si svolge a Milano nel 1925, nella galleria Bottega di Poesia.
Quali opere alla mostra
A dimostrarlo in modo ancora piu’ rigoroso, il ritratto del Marchese Sommi (1925), musicista futurista italiano, che probabilmente costitui’ il legame tra la pittrice ed Enrico Prampolini, che ando’ anche a trovarla nel suo studio. La selezione di Gioia Mori non prende poi in considerazione solo il versante glamour e mondano della produzione della Lempicka.
Oltre ai famosi ritratti dei protagonisti del bel mondo internazionale, ecco per la prima volta esemplari di quelle raffigurazioni di un’umanita’ fragile, madonne, santi, suore, mendicanti, che dagli esordi compaiono nella sua produzione. A ricordare che Tamara de Lempicka prima di essere una delle artiste meglio pagate di Parigi, era una profuga di guerra e che durante gli anni del successo espose a volte per raccogliere fondi per la Croce Rossa e che durante il soggiorno a Hollywood si adopero’ per la Polonia invasa.