Suzhou, la Venezia d’Oriente sulle orme di Marco Polo

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Arrivando a Suzhou, si capisce perché Marco Polo, che la visitò nel 1276, ne fosse rimasto così colpito. La città, sulle rive dello Yangtze, a 2500 anni dalla sua fondazione, si presenta ancora oggi in tutto il suo splendore e la sua grandezza, le stesse che la fecero diventare una delle città più importanti dell’antichità, sia dal punto di vista commerciale che artistico.
E sappiate che questa città à bene 6.000 ponti di pietre, che vi paserebbe sotto o una galea o due”, scriveva Marco Polo sulla città di Sugni, come conosceva Suzhou. Oggi la città non ha più 6000 ponti, ma solo 127; le galee non riuscirebbero a passare, dal momento che questi ponti sono talmente piccoli da permettere il passaggio solo di piccolissime imbarcazioni. Anche i canali, a cominciare da quello imperiale che collegava la città a Pechino (del quale rimane una parte visibile), sono stati sostituiti per la maggior parte da moderne arterie che attraversano quartieri con grattacieli e strutture all’avanguardia.

Dov’è Suzhou
Con l’esplosione territoriale di Shanghai, Suzhou, nella provincia del Jiangsu ad ovest della capitale economica cinese, può essere considerata un sobborgo della città dell’Expo, dalla quale è collegata tramite un treno velocissimo che effettua il tragitto fra le due città in venti minuti. Altrimenti, quasi un’ora di auto, passando anche nei pressi del moderno circuito automobilistico di formula 1 di Shanghai-Jiading.

La Venezia d’Oriente
E come dai tempi di Marco Polo, Suzhou, conosciuta anche come la “Venezia d’oriente” (ma quante ne sono?) o come il paradiso in terra (“in cielo c’è il paradiso, in terra Suzhou”, dice un antichissimo detto cinese di secoli fa), rimane la capitale della seta cinese. Qui si concentrano la maggior parte delle fabbriche di tessuti, un bel museo della seta e filari artigianali e industriali, con negozi che offrono dagli abiti ai piumini per letti di seta. Ma la bellezza di Suzhou è ora costituita dai suoi giardini, un tempo oltre mille, ora poco più di un centinaio, dei quali solo un paio degni di nota. Non vi aspettate il giardino così come concepito in occidente: non ci sono alberi, non ci sono fiori, non ci sono piante se non le sempreverdi. L’idea è quella dell’armonia, niente deve disturbare. Un fiore che muore o un albero che perde le foglie rovina l’ambiente.

I giardini di Suzhou
Piccoli canali e ponti, alberi, pagode, rocce, bambu’ e bonsai sono gli ingredienti fissi di questi giardini. Due quelli da visitare per entrare nell’idea del giardino cinese. Il più piccolo di tutti, ma anche il più bello, il giardino “del maestro di reti”, costruito nel dodicesimo secolo, dove, nonostante le misure ridotte e i numerosi padiglioni, lo spazio non risulta soffocato Discorso diverso per il giardino dell’”amministratore umile”, che non doveva esserlo così tanto, umile, dal momento che questo giardino, il più grande di tutti, estendendosi su cinque ettari (dieci volte il giardino più piccolo) fatti di ponticelli e canali, pagode ed un giardino di bonsai. Al suo interno, anche un museo dell’architettura dei giardini, che spiega benissimo la filosofia che sottendeva alla costruzione di questi giardini.

I musei
Gli amanti dei musei a Suzhou ne troveranno uno ospitato in una struttura moderna, costruita sul modello dei vecchi giardini, che raccoglie ceramiche, tessuti e statue, ben disposte. Il lago sul quale Suzhou è affacciato, offre la possibilità di essere navigato su piccole imbarcazioni, così come alcuni tratti del canale imperiale e degli altri canali, che offrono scorci di antichità sfuggendo dai bei grattacieli cittadini.

TongLi
Una full immersion nei tempi antichi, invece, può essere fatta a TongLi, piccolo villaggio a pochi chilometri ad est da Suzhou sulla via per Shanghai, raggiungibile da Suzhou anche in taxi o con l’autobus di linea. Il villaggio è rimasto come era secoli fa: piccoli canali, ponti, contadini e pescatori, molti dei quali pescano con il cormorano. Si paga un biglietto di ingresso alla città che comprende la visita alle case storiche.
Ma la bellezza di TongLi si fruisce meglio camminando per le sue viuzze che, se non fosse per la povertà delle case (e non per la foltissima presenza di occhi a mandorla), può davvero dare l’impressione di essere a Venezia. La maggior parte delle case che affacciano sui locali sono stati convertiti a ristorantini. Qui lo stinco di maiale caramellato, piatto tipico, la fa da padrone. Ma non sono solo i canali, i ponticelli e le viuzze ben conservate che rendono unica TongLi. Nel villaggio ha sede l’unico museo del sesso in Cina. Ospitato in una antica scuola della dinastia Qing, in quattro sezioni diverse e in un grande cortile sono esposti oltre 9000 anni di storia sessuale cinese e del resto del mondo, con oggetti provenienti da tutto il pianeta, tra i quali il primo vibratore, un fallo di giada di 6000 anni fa.

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