In effetti è difficile trovare un luogo al mondo con più vicoli ciechi, scale che salgono e poi si fermano contro una parete chiusa, strade che portano a un muro, buchi, grotte, anfratti, scalone di pietra riuniti in poche centinaia di metri. E’ una città che sorge dentro a un burrone simile a due mezzi imbuti affiancati, separati da un piccolo sperone e riuniti in basso nella chiesa bianca Santa Maria de Idris, che pare infilata nella terra. Questi imbuti sono i Sassi e sono sia pavimento per chi esce dalle abitazioni di sopra sia tetto per le case che stanno in basso. Da qui, come un muro obliquo, appare la città, bellissima, pittoresca e impressionante, come la descrisse Carlo Levi nel romanzo Cristo si è fermato a Eboli.
Le origini di Matera
Matera è un insediamento antichissimo, abitato fin dall’età paleolitica; fu un’importante città della Magna Grecia e poi romana e nel IX e X secolo si trovò coinvolta nelle lotte tra Longobardi, Saraceni, Bizantini e Franchi. Conobbe un periodo di pace sotto il dominio normanno, prima di cadere sotto gli Aragonesi e gli Spagnoli. Dall’VIII secolo fu meta di insediamento di molti monaci benedettini e bizantini che si stabilirono nelle grotte lungo il fiume Gravina, trasformandole in chiese rupestri.
Il tufo marino
Oggi scavate nella roccia ci sono caverne e villaggi trincerati, case contadine e palazzi nobiliari, chiese rupestri affrescate e templi romanici e barocchi. La roccia, in realtà, è tufo marino, materiale tenero che si presta a erosioni e che nei secoli si è trasformato in archi, colonne e scale naturali che caratterizzano la città, aggrappata in modo verticale ai Sassi Barisano e Caveoso, le due rocce più antiche che dividono il centro storico, e alla Civita, rione medievale e aristocratico. Qui sorgono l’imponente Duomo e i resti di numerose torri: Metellana, sul versante del Sasso Barisano, e torre Quadra e torre Capone sul versante Caveoso.
La Civita oggi
Esclusa piazza Duomo e i palazzi che vi si affacciano, tra cuipalazzo Gattini, oggi splendido hotel di lusso, e qualche abitazione lungo via Pennino, gran parte della Civita è abbandonata. Dai Sassi Barisano e Caveoso si dirama un labirinto di gallerie e vicoli bui, così stretti che non vedono mai il sole. Il primo Sasso è ricco di portali scolpiti e di fregi mentre il secondo è disposto ad anfiteatro con le case simili a grotte, che scendono a gradoni. Oltre il torrente Gravina, che segna il confine della città, si estende l’altipiano delle Murge, punteggiato da alte pale eoliche, protetto dal parco archeologico delle Chiese Rupestri, territorio roccioso, arido e spoglio, solcato da profonde gravine, pietraie e strapiombi.
Le cisterne
Sotto, invece, si aprono antiche abitazioni, in parte restaurate, e le stupende chiese del XII secolo. Le case sono tanto addossate una all’altra da sembrare un unico muro, in cui appaiono strade, scale e ogni tanto qualche piazzetta dove si trovano ancora i resti di un labirinto di cisterne, enorme opera di ingegneria idraulica ispirata al sistema dei vasi comunicanti, che si estende sotto tutta la città e che corrisponde a un moderno sistema fognario. Di sera le piccole abitazioni si illuminano trasformando la città in un magico presepe.
Le chiese greche e romane
Matera fu anche un interessante punto d’incontro di diverse fedi religiose, in particolare quella latina e greca, che lasciarono il segno delle loro civiltà arcaiche e mistiche: centinaia di chiese scavate nella roccia e affrescate in stile bizantino, piante di basiliche, facciate austere e statue in legno dipinto addobbano le vie e le scale dei Sassi. L’arte bizantina è presente in quasi tutte le chiese rupestri materane: nei monasteri, nei santuari e nelle antiche parrocchie la cui pietra, livellata, si presta a dipinti e sculture.
La città degli artisti
Qui tutte le pietre sembrano un’opera d’arte e non è un caso che molti artisti, stregati dall’energia emanata dai Sassi e affascinati dalla sua lunga storia, ancora oggi risiedano a Matera: Eustachio Rizzi scolpisce nel tufo – sono famose le sue riproduzioni dei Sassi, oggi usate nei presepi-; lo scultore Antonio Paradiso ha adornato la cima del parco-scultura La Palomba con la sua opera Mausoleo ad Icaro; Enzo Melodia dipinge splendidi oggetti di terracotta, in particolare i fischietti che qui chiamano cucù; lo scultore Michele Pentasuglia e il figlio Raffaele creano meravigliose opere d’arte in terracotta.
Le botteghe e i ristoranti
Le loro botteghe artigianali si aprono nei muri di tufo, bucati da piccoli negozietti e atelier e da tantissimi ristoranti e trattorie, come Rivelli, che propone piatti della cucina materana con influenze del mar Ionio e della vicina Puglia, e Baccanti, locale etno-chic e intimo, forse un po’ costoso, dentro una serie di grotte e cisterne nel cuore dei Sassi, con piatti tipici e rivisitati dal giovane chef Sergio Guanti. O, ancora, Le Botteghe, nella centralissima piazza San Pietro Barisano, con ampi locali e una grande brace per la preparazione di piatti tradizionali lucani, e Lucanerie, gestito da una coppia della provincia di Potenza, la chef Enza Leone e Franco Abbondanza, ed è specializzato in piatti della tradizione regionale rivisitate. E’ stato il primo ristorante a Matera a far parte delle Osterie di Slow Food e offre un ambiente molto accogliente, cioè con pochi tavoli e tanto spazio. La specialità sono gli antipasti, tra cui l’ottima ricottina di pecora con marmellata di ribes.
Gli alberghi
Molte delle grotte sono state abilmente trasformate in alberghi, regalando agli ospiti un’esperienza unica, impagabile, perché alloggiare dentro un Patrimonio dell’Umanità è davvero un evento raro. Tra i primi a investire a Matera, in particolare a Civita, la parte monumentale medievale della città, rispettando la tradizione, cioè non costruendo ma recuperando, furono i proprietari dell’albergo Sextantio-Le grotte della Civita, Margaret Berg e suo marito Daniele Kihlgren, discendente di una delle famiglie più ricche della Svezia, che hanno trasformato 18 grotte in alloggi rurali, spartani ma con vasche design, e una cripta in un piacevole spazio comune. I due imprenditori, inoltre, hanno fondato l’associazione Sextantio con l’intento di recuperare borghi abbandonati come quello di Santo Stefano di Sessanio, in provincia dell’Aquila, i cui alloggi sono sopravvissuti al terremoto del 2009, dimostrando che le costruzioni antiche nella pietra sono belle e anche più sicure.
Sempre tra i Sassi si dorme nell’hotel Basiliani, situato nel cuore del Sasso Caveoso, precisamente all’interno del museo Demoetnoantropologico: ospita 11 camere in parte costruite e in parte scavate nella roccia, che evocano il fascino delle grotte preistoriche. Oppure nell’Hotel Sassi, uno dei primi nati negli storici rioni, esattamente nel Sasso Barisano, che dispone di alcune camere parzialmente scavate nel tufo.
Le politiche economiche volte al recupero
Ovunque ci sia stata un’intelligente e lungimirante politica di recupero delle strutture in pietra sono nati alberghi e alloggi piacevoli e unici, come La Casa di Lucio, relais ubicato in un palazzo del 1600, nel cuore dei Sassi, con dieci tipiche case-grotta e il boutique hotel In Pietra, delizioso albergo situato nel Sasso Barisano. Esclusivo e ricercato nella scelta dei materiali e dell’arredo, ospita sei camere e due suite, diverse tra loro, scavate nella roccia, con letti king size e bagni in grotta. Le camere si integrano in modo armonioso negli spazi comuni dell’hotel: sala lettura, enoteca ricavata in un’antica cisterna e una grande hall del tredicesimo secolo.
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