La Marcialonga 2011
L’edizione di quest’anno, da Moena a Cavalese, con la variante light di 45 chilometri che si chiuderà a Predazzo, è la numero 38, anche se la celebre sfida sportiva nacque il 7 febbraio 1971 con tre sole sospensioni nel ’75, nell’89 e nel 1990. Immediato fu il successo della gara già alla prima edizione, quando oltre mille concorrenti presero il via dalla piana di Moena: riuscire in quegli anni a richiamare un numero così elevato di fondisti fu di per sé un’impresa memorabile. L’Italia, in effetti, fino ad allora non aveva una lunga tradizione di sci di fondo, ma grazie alla passione di un gruppo di valligiani guidati da Nele Zorzi, Giulio Giovannini, Mario Cristofolini e Roberto Moggio – i fondatori -, trascinati dall’entusiasmo nato dal successo olimpico di Franco Nones a Grenoble nel 1968, si diede l’avvio a una “grande corsa sulla neve” che divenne presto un appuntamento imperdibile per sportivi e appassionati di sci.
Lo sci di fondo
Lo sci di fondo nacque nelle valli di Fiemme e Fassa semplicemente come mezzo di trasporto; oggi in queste due magnifiche vallate, incorniciate dalle Dolomiti e punteggiate da deliziosi borghi di montagna, è diventato uno sport molto amato, frequentato da donne e uomini di ogni età, come testimoniano i fondisti di tecnica classica e di passo alternato che parteciperanno alla sfida del 30 gennaio, e uno sport molto diffuso che ha visto crescere in pochi anni, accanto alle piste tradizionali dello sci alpino, il numero di anelli e di strutture adeguate.
La Marcialonga
La Marcialonga, che si snoda su un anello tra i Monti Pallidi della Val di Fassa, dove si parla ancora il ladino, il gruppo dei Monzoni e le guglie del Catinaccio e del Sassolungo, è anche l’unica gara di fondo al mondo che attraversa il centro storico di tredici comuni: Canazei, Campitello, Mazzin, Pozza, Vigo, Soraga, Moena in Val di Fassa e Predazzo, Ziano, Panchià, Tesero, Cavalese e Castello-Molina in Val di Fiemme.
La Marcialonga unisce idealmente paesaggi, tradizioni, dialetti, valori, gente del Trentino, di quelle due valli che si incontrano tra la selvaggia catena del Lagorai e il gruppo del Latemar, vigilati dalle Pale di San Martino. I settanta chilometri della gara entrano nel più esteso bosco dell’arco alpino, dove tra più di sessanta milioni di alberi sorge l’evocativa “foresta dei violini”, rarissimi abeti rossi il cui legno veniva utilizzato da Antonio Stradivari e da altri grandi maestri liutai del Seicento e del Settecento per le sue eccezionali caratteristiche acustiche ed elastiche. La gara rappresenta anche un viaggio nell’arte perché passa accanto alle chiese più belle, come la duecentesca Santa Giuliana di Vigo, sorta sul luogo di culto preistorico del Ciaslìr, e ai musei più famosi, come quello della Scuola Alpina della guardia di finanza a Predazzo, quello etnografico di Carano o quello della cultura ladina di Vigo di Fassa.
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