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Quando a Roma furono proibiti i culti pagani, nel quarto secolo dopo Cristo, il tempio di Venere divenne il ‘Tempio di Roma’, quello dell’urbe. Si può capire anche da questa identificazione con la città quale rilevanza avesse il monumento più grande del Foro romano, riaperto nella capitale dopo 26 anni di restauro. Un colosso che Adriano volle dedicare alla dea e alla città eterna, divinizzata. Con una doppia cella, come la sua doppia anima: una verso il Colosseo e l’altra rivolta al Foro. Il tempio sorse dove precedentemente c’era il vestibolo della Domus Aurea di Nerone; quello che ne rimane si deve a un restauro disposto da Massenzio, nel 307 d.C., in seguito all’incendio che distrusse il cuore del foro. “Questo cantiere è aperto dagli anni ’80 – ha spiegato la progettista Claudia Del Monti – e’ stato avviato con la legge Biasini che stanziò i primi finanziamenti. Una storia durata trent’anni che si conclude oggi“. “Nel mio progetto ho dato molta importanza alla sistemazione dell’area – ha aggiunto – per rileggere il più possibile il tempio nella sua interezza.

Il restauro del Tempio di Venere
Fino agli anni 80 era suddiviso in due metà“. Il Comune di Roma amministrava a quel tempo la cella di Venere, e il ministero quella di Roma. “Il restauro del tempio di Nerone si colloca in un programma messo a punto nel luglio 2009, che sta proseguendo secondo le tappe proposte – ha spiegato il commissario per le aree archeologiche di Roma e Ostia antica Roberto Cecchi -. Abbiamo riaperto la Vigna Barberini, poi le Arcate severiane. Grazie al sostegno molto forte del ministero stiamo riuscendo a organizzare un programma di tutela integrato“. La parola chiave é “manutenzione”, fondamento della tutela dei beni archeologici.

Una nuova vista dal Colosseo
All’intervento del commissario delegato si devono infatti la manutenzione straordinaria dell’area del tempio e le sistemazioni funzionali per l’apertura al pubblico dell’area monumentale. Le risorse impegnate ammontano a 264.084,80 euro. “E’ straordinario, grazie a questa opera di maquillage, il colpo d’occhio che oggi si coglie salendo dal Colosseo“, ha commentato la soprintendente Anna Maria Moretti. Non è che una tappa intermedia, però, del grande progetto sul Foro: è stato avviato il restauro del tempio di Antonino Falsina e in primavera il sito potrebbe essere, finalmente, illuminato lungo la ‘via Sacra’, fra l’arco di Settimio Severo e quello di Tito.

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