Il crimine nelle opere di Simona Bramati
La percezione del crimine, nelle opere della giovane pittrice marchigiana Simona Bramati, è palpabile. Il crimine – inteso anche come il Male – è nel dna dei suoi personaggi, come un oscuro presagio che inquieta, seduce e non lascia scampo, dando intensa energia che si traduce immediatamente in disposizione tecnica. Attraversando un percorso mitico e mitologico, le forme sensibili delle opere della Bramati s’immergono negli abissi dell’animo umano, esplorando solitudine, paura, odio, sessualità, Nascita e la Morte. Il tutto con una tecnica unica e virtuosa che giunge alle corde più intime del visitatore. E’ successo nel 2005 a Torino, quando Vittorio Sgarbi ha voluto Simona Bramati nella grande mostra internazionale “Il Male, esercizi di pittura crudele”. E poi ancora in altre mostre, riscuotendo convinti consensi di pubblico e critica.
Il peso di un giorno oscuro
“Il peso di un giorno oscuro” è un cammino della Bramati tra Paradiso e Destino. Nelle sue opere infuria un eccesso di luce, tanto più paradossale in una tavolozza che elabora le mille possibilità dei grigi diversamente orientati dalla prevalenza dei bianchi o dei neri, ma sempre corrisposti da un’inclinazione atmosferica d’ambienti lunari e di venti astrali.
Probabile autoritratto tra i personaggi della Bramati è Atropo – la terza delle Parche – che recide lo stame della vita, mentre annegata in fondo al mare muore Elle, figura mitologica sorella di Frisso. Bona Dea, secondo la leggenda, è fedelissima consorte di Fauno che non usciva mai di casa, tranne quel giorno che s’ubriacò, ma Fauno la scoprì e la picchiò a morte con verghe di mirto. Il Cupido visto dalla giovane artista marchigiana ha in mano una fionda e quindi la sua freccia diventa sasso, che non colpisce dolcemente per far innamorare ma uccide, come un amore esagerato che si sublima nella morte. Ed ecco che in Ex Clade Salus le Arpie con i loro perfidi presagi di morte incombono e irrompono nel raccoglimento della donna. Didone, la mitologica e bellissima regina, è stata appena lasciata dall’amatissimo Enea, e il suo volto va oltre il dolore giungendo alla determinazione d’uccidersi. La Bramati separa i due momenti – quello del dolore e del darsi la morte trafiggendosi con una spada – perché tra i due momenti c’è il fondersi dell’Amore massimo e della consequenziale Morte come sua sublimazione.
Imponenti e centrali, le due pale da tre metri fanno da epilogo alla lotta tra Eros e Thanatos. La Regina del Regno Oscuro (Basileia) rappresenta la legge della natura, la necessità, è lei che determina il ciclo delle stagioni, e crudele e misteriosa è la tortura riservata al maschio ultraterreno (Basileus), con gli arti trasformati in piume e intrecciati dietro la nuca, mentre il corpo nudo mostra tangibili i tagli e le escoriazioni subite sulla pelle.
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