“Noi usiamo i colori ma quello con cui dipingiamo è il sentimento“. Jean-Baptiste-Siméon Chardin, protagonista indiscusso della pittura settecentesca, descriveva cosi’ la sua arte, un trionfo di equilibrio compositivo, luci morbide e impasto granuloso che ora, per la prima volta, arriva in Italia con una mostra consacrata al pittore del silenzio. A celebrare l’artista francese che più tutti ha influenzato la pittura moderna è il Palazzo dei Diamanti di Ferrara, dove dal 17 ottobre saranno esposti cinquanta capolavori in prestito da musei e collezioni pubbliche e private di tutto il mondo.
La mostra, che a febbraio si trasferira’ al Museo del Prado di Madrid, offre l’occasione di ripercorrere le tappe salienti del percorso artistico di Chardin. La rassegna spazia dalle nature morte giovanili alle scene di genere della prima maturità, fino al ritorno agli oggetti degli anni Cinquanta e agli straordinari capolavori dell’ultimo periodo, dando modo ai visitatori di immergersi nell’opera dell’artista che Van Gogh riteneva “grande come Rembrandt”.
La pittura di Chardin
Creatore originale, sempre in rotta di collisione con le regole accademiche del tempo, Chardin ha scientemente evitato i generi pittorici che nella Francia del secolo dei lumi sancivano la statura e la fortuna degli artisti, ovvero i dipinti di soggetto storico o mitologico. Maestro della natura morta, ha il merito di aver elevato gli oggetti di uso quotidiano e i gesti delle persone comuni a materia di rappresentazione artistica. Questo lo rende il vero erede di Vermeer e, al contempo, il punto di riferimento per artisti del calibro di Cézanne e Matisse, Braque e Morandi.
Dalle nature morte Chardin ha infatti esteso la propria ricerca anche all’uomo, spesso ritratto in ambienti domestici e nello svolgimento di semplici mansioni quotidiane, in scene in cui i ceti più umili sono associati ai rampolli della borghesia francese. Nascono così capolavori come La governante, La vivandiera o La toletta del mattino, cui si affiancano le toccanti raffigurazioni delle attività ricreative giovanili come Le bolle di sapone, La Bambina col volano o Il bambino con la trottola.
In ciascuna di queste opere, attraverso una tecnica pittorica incentrata sul rapporto tra tono e colore e sulla variazione degli effetti di luce, l’artista trasmette all’osservatore l’emozione provata di volta in volta di fronte al soggetto. Con questo stesso spirito Chardin dipinge, ad esempio, il Bouquet di fiori, uno degli esiti più alti della sua arte, dove la straordinaria freschezza di esecuzione e la tavolozza dai colori audaci appaiono del tutto inedite rispetto alle opere dei suoi contemporanei.
Il segreto del successo di Chardin
L’innovativa pittura di Chardin conquista il pubblico nelle esposizioni al Salon, convince intellettuali come Denis Diderot e incontra i favori del re di Francia Luigi XV, cui il pittore dona la Madre laboriosa e il Benedicite ricevendo in cambio, oltre alla stima del sovrano, il privilegio di dimorare e lavorare al Louvre. Proprio qui si concluderà la lunga carriera di un artista che per tutta la vita aveva concepito la pittura come un mezzo di conoscenza della realtà, evitando i contenuti aneddotici e mirando a raggiungere un’arte senza tempo che riflettesse un’armoniosa perfezione tra forma ed emozione.