Il re che fece l’Italia giocava a biliardo, fumava il sigaro, era di modi un po’ bruschi e amava la buona tavola: c’e’ anche l’immagine privata di Vittorio Emanuele II tra i risvolti della mostra che, in occasione dei 150 anni dell’Unita’, si snodera’ lungo tre diverse sedi espositive fra Torino e Racconigi (Cuneo) fino al 13 marzo. Un evento che si propone come un’autentica cornucopia di meraviglie: accanto a preziosissimi reperti storici, come l’originale dello Statuto Albertino del 1848, si potranno visitare locali mai aperti al pubblico – la camera da letto, lo studio – e ammirare gioielli, uniformi, dipinti (tra cui, fra qualche settimana, il celeberrimo ”Bacio” di Hayez), arredi, vestiti, lettere, diorami di battaglie, il reportage fotografico della guerra di Crimea, troni e tavole imbandite. ”Vittorio Emanuele II – il Re galantuomo”, ideata e organizzata dalla Fondazione Dnart sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica, unisce il rigore della ricostruzione storica al piacere della curiosita’ e al gusto della sbirciatina.
Una mostra per far conoscere la storia d’Italia
L’obiettivo – spiega la coordinatrice del progetto, Elena Fontanella – e’ ”avvicinare un pubblico piu’ ampio alla fruizione consapevole delle eccellenze del nostro patrimonio artistico, e offrire al visitatore un nuovo modello di esperienza culturale, formativa e al contempo piacevole”.
Al Castello di Racconigi si racconta il Vittorio Emanuele adolescente, lo scolaro svogliato, lo spadaccino provetto e l’appassionato di caccia. Il Risorgimento e’ a Palazzo Chiablese, dove sono rievocate le guerre d’Indipendenza con armi, armature, carte e diorami, e a Palazzo Reale, il vero cuore dell’esposizione: qui sono in mostra lo Statuto del 1848 (un ”pezzo” da due milioni di euro, trasportato dall’Archivio di Stato con una scorta armata), il verbale dell’incoronazione a Re d’Italia, i ritratti dei protagonisti dell’epoca (Cavour, Napoleone III, Pio IX, D’Azeglio).
Il Re Galantuomo
Ma la Reggia parla anche del ”galantuomo”, delle sue passioni e delle sue debolezze, che si incontrano passando per lo studio, la camera da letto e la camera della regina, Maria Adelaide, che seppe ricoprire di tenerezze nonostante la meritata fama di tombeur de femmes (Torino e’ punteggiata di edifici in cui la leggenda vuole che Vittorio Emanuele tenesse i propri convegni amorosi). La sala da ballo del Palazzo, con l’esposizione degli abiti di scena del ”Nabucco” di Giuseppe Verdi, chiude la visita sulle note del ”Va’ Pensiero”: i patrioti, nel XIX secolo, urlavano ”Viva Verdi”, che stava a significare ”Viva Vittorio Emanuele Re D’Italia”.