LA FESTA DI SAN FIRMINO
La follia irrompe nella città il 6 luglio, quando migliaia di persone in abiti bianchi e rossi scendono nella piazza del municipio per attendere l’esplosione del Chupinazo, il razzo che a mezzogiorno in punto dà il via ai Sanfermines. Al grido di “Pamploneses, Viva San Fermín, Gora San Fermín!” (“Pamplonesi, lunga vita San Firmino!” in spagnolo e basco), una miriade di foulard rossi sventolano in aria per poi essere annodati al collo.
IL VESPRO DI SAN FIRMINO
Il sacro entra in scena la sera con il vespro solenne in onore di San Firmino nella chiesa di San Lorenzo, ma soprattutto il mattino seguente, che vede l’immagine del Santo sfilare nelle vie del centro storico. Portata a spalla da uomini in parrucca e guanti bianchi, la scultura in legno del XV secolo e rivestita in argento custodisce, nella teca ovale del petto, le reliquie di San Firmino di Amiens.
COSA VEDERE PER LA FESTA DI SAN FIRMINO
Da qui in poi c’è spazio solo per il divertimento sfrenato, che non conosce riposo. Tutti i giorni alle 6 e 45 la banda suona la Diana per i più mattinieri e per chi, molti, ancora non e’ andato a dormire. La musica dà coraggio ai corridori dell’encierro, che alle 8 dovranno schivare le corna dei tori dando vita allo spettacolo simbolo di Pamplona nel mondo. Nato dall’esigenza di trasferire i tori da fuori le mura all’arena, l’encierro vede una folla di impavidi e incoscienti correre insieme ai tori per 825 metri: una scarica di adrenalina che dura pochi minuti e lascia gli spettatori con il fiato sospeso.
La gioia per i più piccoli arriva poco dopo con la mascherata di Gigantes e Cabezudos, i giganti e i testoni, 25 figure di cartapesta che ogni mattina sfilano nel centro cittadino. Preceduti dai testoni, i personaggi più seri della comitiva, i giganti sono quattro coppie formate da un re e una regina che rappresentano l’America, l’Africa, l’Europa e l’Asia. All’interno delle strutture, alte 4,20 metri, i ballerini danzano al suono del txistu e del tamburello. I kilikis rappresentano il corteo di consiglieri comunali e la loro missione è quella di spaventare e di divertire il pubblico picchiando i bambini con verghe di gommapiuma insieme agli zaldikos, i cavalli.
Nel pomeriggio i riflettori illuminano la sfilata dei cavalieri nell’arena: avvolti in un mantello precedono la comitiva, seguiti dalla banda e da due gruppi di tre mule bardate a festa e guidate da 14 mulattieri. I cavalieri introducono la corrida, che e’ la conclusione dell’encierro mattutino. Tra gli spalti gremiti si distinguono i Peñas, gruppi di amici che con i colori degli abiti, la sarabanda, i canti e la merenda dopo la morte del terzo toro sono i veri protagonisti della festa.
LA MUSICA
Tra una sfilata e l’altra, nelle vie regna una briosa anarchia. Ad arricchire gli appuntamenti in programma c’è la musica che nasce in modo spontaneo e improvvisato, mescolandosi in una scia di suoni diversi. Silbotes, trombette, trombe, tromboni, tube e fisarmoniche diffondono le proprie note nelle sagre popolari, che si alternano a spettacoli per bambini, festival del folklore ed esibizioni di sport rurale basco. Dopo i fuochi d’artificio che inaugurano le notti brave si può assistere a danze, concerti e al tipico toro di fuoco, in un clima effervescente che accompagna fino al mattino seguente. Nel quartiere fieristico arriva invece Las Barracas, il luna park con centro attrazioni per grandi e piccini, punteggiate da bar, ristoranti e chioschi di frittelle.
L’allegro tour de force termina alla mezzanotte del 14 luglio, quando gli abitanti di Pamplona si concentrano nella piazza del Municipio con le candele accese per dire addio alla festa ed iniziare il conto alla rovescia per la prossima. Si intona la canzone “Pobre de mí, pobre de mí, que se han acabado las fiestas de San Fermín” (“Povero me, sono finite le feste di San Firmino”). Anche se, per scacciare la tristezza, la fiesta si prolunga fino all’alba.
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