I CASTELLI DI PARMA E PIACENZA
Scoprire questi tesori architettonici e storici, pedalando in un paesaggio formato da lunghi rettilinei e dolci pendii di colline, è una proposta dell’Associazione Castelli del Ducato di Parma e Piacenza, nata nel 1999 per invitare principianti ed esperti a passeggiate naturalistiche e culturali per scoprire i favolosi monumenti difensivi che nasconde questo territorio: 21 castelli sparsi tra le colline e la pianura emiliane, alcuni tra i meglio conservati d’Europa, che racchiudono un patrimonio culturale senza tempo. E’ un itinerario studiato anche per conoscere le tradizioni folcloristiche e gastronomiche di questa zona sempre ricca di sorprese.
FIDENZA, IL CASTELLO DI VIGOLENO
Si parte da Fidenza, a metà strada tra Parma e Piacenza, ci si dirige verso il parco regionale dello Stirone dove, tra il torrente omonimo e l’Arda, si scorgono in cima a una collina le mura del borgo e dell’imponente castello di Vigoleno, appartenuto alla famiglia Scotti. Qui la duchessa Maria Ruspoli di Gramon, proprietaria del maniero, ospitò celebri artisti e letterati dove ancora oggi, in un ambiente elegante, raffinato e con una grande cura per i dettagli, si possono rivivere i fasti della struttura e ci si può regalare una sosta dormendo tra le sue antiche mura. In questa lunga sosta è possibile visitare anche l’Oratorio, il Battistero e la chiesa di San Giovanni a Vigolo.
CASTELL’ARQUATO
La tappa seguente è a castell’Arquato, sempre in provincia di Piacenza, nella Val d’Arda. E’ un borgo d’arte che ospita la maestosa rocca Viscontea, eretta per volontà di Luchino Visconti tra il 1342 e il 1349, circondato da un parco bellissimo. Nel 1404 la rocca passò alla famiglia degli Scotti, poi a Filippo Visconti e nel 1466 entrò nel patrimonio degli Sforza che la abitarono fino al 1707. Ancora oggi domina, con le sue torri in laterizio, il borgo e la Val d’Arda. L’edificio comprende due parti collegate tra loro: un recinto inferiore di forma rettangolare, disposto su due gradoni, e uno spazio più piccolo, posizionato più in alto.
IL CASTELLO DI RIVALTA
Il percorso prosegue all’interno della verdissima Val Trebbia, lungo il fiume omonimo, dove verso est si intravede il profilo della sontuosa residenza del castello di Rivalta, da sette secoli proprietà dei conti Zanardi Landi, meta amata dalla famiglia reale d’Inghilterra, nel cui borgo si trovano 12 lussuose camere dove è possibile trascorrere una notte indimenticabile. Durante questa sosta si può visitare anche la torre di San Martino e il bellissimo parco del castello.
LA ROCCA DI AGAZZANO
Non lontano da qui si giunge al castello e rocca di Agazzano, un gioiello formato da un’austera struttura difensiva militare medievale – la Rocca – e da un’elegante dimora signorile rinascimentale che si erge accanto. L’antica proprietà, che risale al secolo XIII, apparteneva alla famiglia degli Scotti, che ancora oggi, con la principessa Luisa Gonzaga Anguissola Scotti, ne detengono il dominio. La Rocca, accessibile attraverso due rampe opposte di scale, si affaccia su un cortile che rappresenta perfettamente l’unione tra l’austerità dell’architettura difensiva medievale e l’eleganza rinascimentale dell’edificio. Il castello, riadattato alla fine del Settecento in tranquilla dimora nobiliare, è arredato con mobili d’epoca e custodisce al suo interno eleganti decorazioni pittoriche e preziosi affreschi.
IL CASTELLO DI GROPPARELLO
L’itinerario prosegue per il castello di Gropparello, che risale al Settecento, costruito a pianta irregolare su uno sperone roccioso nella verdissima Val Vezzeno, dimora di nobili famiglie tra cui i Pallavicino, gli Sforza e i Gibelli, tutt’ora proprietari del maniero. Risalendo la Val Tidone si ammirano le sei cinta di mura che circondano la rocca d’Olgisio, incastonata nella roccia e risalente all’anno mille. E’ una delle più antiche e suggestive rocche piacentine, che nel 1378, dopo diverse appartenenze, venne consegnata da Gian Galeazzo Visconti a Jacopo Dal Verme, valoroso vincitore della battaglia di Alessandria contro Firenze. La fortezza ha una pianta irregolare alla quale si accede unicamente dal lato settentrionale attraverso una ripida strada, dove sorge un piccolo loggiato cinquecentesco.
IL CASTELLO DI PADERNA
Pedalando lungo strette strade di campagna si arriva all’austero castello di Paderna, elegante dimora fortificata protetta da torri quadrate e con una suggestiva chiesa. Per entrare nel maniero, oggi trasformato in un’azienda agricola biologica, si supera un fossato pieno d’acqua e un doppio ponte levatoio. Il percorso prosegue fino al castello di san Pietro in Cerro, risalente alla fine del Quattrocento, che ospita una biblioteca storica con duemila volumi e un’importante collezione di opere d’arte. Sorge quasi sul confine con le province di Parma e Cremona, in territorio piacentino, poco oltre Cortemaggiore, e venne fondato nel 1460 da Bartolomeo Barattieri, giureconsulto e ambasciatore alla corte di papa Giulio II, famiglia che ne mantenne la proprietà fino al 1993. La struttura racchiude trenta sale riccamente arredate, due saloni d’onore, le cucine e le prigioni.
IL CASTELLO GRAZZANO VISCONTI
Ultima tappa dell’itinerario e ultimo tesoro da scoprire in provincia di Piacenza, a pochi chilometri dalla città, è il castello di Grazzano Visconti che sorge in un parco bellissimo di 150mila metri quadrati, realizzato all’inizio del Novecento su progetto del duca Giuseppe Visconti di Modrone, in uno stile originale ed eclettico che accoglie elementi del giardino all’italiana e dei parchi alla francese e all’inglese tra parterres, ponticelli, fontane, statue e l’immancabile labirinto.
SALSOMAGGIORE TERME
A iniziare a svelare il passato della provincia di Parma, partendo da Salsomaggiore Terme, è il borgo e il castello di Scipione dei marchesi Pallavicino. E’ una struttura militare di difesa, accompagnata da un elegante loggiato seicentesco, situato all’interno di un borgo di origine medievale, ancora abitato dalla famiglia dei marchesi. Proseguendo sulla strada principale si arriva all’imponente fortezza di Bardi: qui si apprezza il fascino dei camminamenti di ronda, della piazza d’armi e dell’immancabile museo degli strumenti di tortura. La fortezza apparteneva alla famiglia dei Landi dal 1257 che la abitò per 425 anni, ingentilendo l’austera struttura in una dimora padronale. Scendendo verso il confine tra Emilia, Liguria e Toscana, in un luogo davvero strategico, si scorge il grande castello di Compiano, eretto nel IX secolo, su uno sperone roccioso che domina il corso del fiume Taro. Tra le sue imponenti mura vissero tante famiglie nobiliari – Landi, Visconti, Sforza, Farnese, Borboni -, che lo arricchirono con preziosi oggetti d’arte, arredi e dipinti settecenteschi.
LA ROCCA DI SALA BAGANZA
Risalendo il fiume Taro, in direzione Parma, nel parco naturale dei Boschi Carrega, si arriva alla rocca di Sala Baganza che domina le prime alture dell’Appennino. “Sala” in longobardo indicava la corte signorile e in effetti le sue sale mostrano preziosi affreschi e decorazioni, opere cinquecentesche di Bernardino Campi e Cesare Baglione. Il lavoro degli artisti del passato rende unica anche la rocca di San Secondo, dove alcuni dipinti realizzati su una superficie di tremila metri quadrati riportano due grandiosi cicli – i Fasti rossiani – sulle gesta dei proprietari, la famiglia Rossi, e sull’ascesa della dinastia. Verso nord, in direzione Busseto, si giunge alla rocca di Soragna che è ancora oggi una residenza nobiliare: il principe Diofebo Meli Lupi, infatti, vive tutt’ora in quella che fu la dimora dei suoi avi fin dal 1385.
All’interno gli arredi e i mobili, come all’esterno le linee architettoniche, sono un raro esempio del primo Barocco. A pochissimi chilometri da qui, in direzione nord, sorge il castello di Roccabianca, realizzato a metà del Quattrocento dal nobile Pier Maria Rossi per la sua amante, la bella dama Bianca Pellegrini: è una struttura imponente con soffitti originali dipinti. La tappa seguente è il borgo di Fontanellato, al cui interno s’innalza l’inconfondibile rocca Sanvitale, circondata da un intatto fossato pieno d’acqua e custode di preziosi affreschi del Parmigianino, datati 1524, e di una camera ottica, una sorta di osservatorio segreto puntato sulla cittadina. Dopo qualche curva, sempre in direzione nord, la reggia di Colorno si staglia maestosa a testimonianza dell’antica gloria di molte famiglie che la abitarono: i da Correggio, i Sanseverino e i Farnese, che la trasformarono in una magnifica Versailles in miniatura, diventando residenza estiva dei duchi di Parma. Nel Settecento passò sotto il dominio dei Borbone, che fecero aggiungere al complesso turrito la chiesa di San Liborio con uno splendido coro in legno di noce.
IL CASTELLO DI MONTECHIARUGOLO
Ritornando verso sud, superata la città di Parma, si arriva al castello di Montechiarugolo, eretto nel 1184: mura merlate, ponte levatoio, sale affrescate sono il tratto distintivo del maniero, che fu meta di una eletta cerchia di artisti e di ospiti illustri, tra cui papa Paolo III e il re di Francia, Francesco I. L’impressione, dall’esterno, è quella di una severa architettura militare, ma l’interno rivela la raffinatezza di una residenza aristocratica. Non lontano, a 18 chilometri da Parma, sorge il castello di Felino che ha una splendida vista sulle Alpi, baluardo di bellezza e del gusto. Eccezionali sono il cortile interno, il fossato e i quattro torrioni angolari: questa fortezza subì nei secoli saccheggi, assedi, ma ospitò anche tornei cavallereschi e amori cantati dai trovatori. L’imponente fortificazione turrita del castello di Torrechiara, risalente al 1400, accompagna nell’ultima visita tra i manieri del Ducato. Solitaria, sulla cima di un colle, cinta da un doppio ordine di mura ha nascosto un nido d’amore: è la camera d’Oro, dove si consumò la romantica e triste storia d’amore tra Pier Maria Rossi, conte di Berceto, e la giovanissima Bianca Pellegrini, sposa di Gianciotto, nobile di Arluno.
Tutti questi manieri vivono grazie gli eventi culturali e alle manifestazioni che si celebrano sotto le loro volte affrescate, nei cortili turriti e nelle ampie sale che un tempo custodivano le ricchezze dei potenti. Vivono anche per il grande richiamo gastronomico di queste zone, dove tradizione e genuinità sono tenute più che mai nella massima considerazione.
Fonte: Ansa
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