PITTURA DINAMICA = SIMULTANEITA’ DELLE FORZE
“In queste opere emergono prepotentemente il giallo della terra, il verde e l’azzurro – spiega la curatrice della mostra Elena Gigli, da oltre vent’anni studiosa di Balla – perché sono i colori della natura, quella di Villa Borghese dove Balla abitava e che prima era una splendida collina”. Colori primari che l’artista usa per poi mescolarli, in cui si intravedono scene della natura, come in “Linee forze di paesaggio + voli di rondini” e “Specchio di luce”, e studi sulla luce, come “Luce nel verde” e le due “Compenetrazioni iridescenti”, in cui l’artista analizza e sperimenta le sensazioni che la luce dona all’iride umana e dove sono riconoscibili le sfumature dell’eucaliptus di Villa Borghese che egli vedeva da casa sua.
LE OPERE DI GIACOMO BALLA
“Il colore in Giacomo Balla è strettamente legato alla luce – sottolinea ancora Gigli -. Anche quando utilizza il bianco e nero, come nei suoi primi dipinti, l’artista li usa in modo tale da voler esprimere la luce. E questo non per cancellare, annullare il passato, ma per andare verso il futuro, verso una nuova esplosione luminosa”.
Perché, come diceva lo stesso Balla nel suo Manifesto del Colore, nato quasi come risposta positiva al pessimismo bellico: “La pittura futurista italiana, essendo o dovendo essere sempre più un’esplosione di colore non può che essere giocondissima, audace, aerea, elettricamente lavata di bianco, dinamica, violenta, interventista”.
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