Curioso destino per un artista che, in vita, fu ricercato dalla grande committenza romana ed internazionale: il marchese Guzman de Haro, negli anni in cui fu ambasciatore a Roma per conto del re di Spagna, prima di passare a Napoli con la carica di viceré, aggiunse alla propria raccolta oltre 40 dipinti di Pasqualino Rossi; altri quadri dell’ artista raggiungevano le collezioni delle famiglie Pallavicini, Pamphilj e Colonna e altre ancora.
LA PATERNITA’ DELLE OPERE DI ROSSI
A “dare a Rossi ciò che è di Rossi” pensò dapprima, a partire dagli anni Venti, Roberto Longhi, il massimo “Conoscitore” della pittura italiana vissuto nel secolo scorso, seguito quindi da Federico Zeri che professava una predilezione per l’ estroso artista di origine vicentina.
Ma fu solo nel 1974 che un appassionato ricercatore d’ archivio, Clemente Faccioli, restituì un volto documentario al pittore. Il suo nome non era rimasto del tutto ignoto e già nell’ Ottocento un altro studioso, nelle Marche, aveva trovato le carte che consentivano di confermargli tre pale d’altare a Fabriano. C’ è un luogo dove il nome di Rossi non è mai stato cancellato: Serra San Quirico, il piccolo paese-presepe, nell’alta Val d’ Esino, a pochi chilometri dalle celebri Grotte di Frassassi. Qui, nel tessuto urbano perfettamente medioevale, è incastonata una sontuosa gemma del barocco, la chiesa di Santa Lucia, una basilica romana in formato ridotto trasportata tra viuzze del Trecento. In Santa Lucia, il potere dell’ Ordine Silvestriniano volle dare un forte segno inviandovi lo scultore francese Leonard Chailleau, italianizzato in monsù Leonardo Scaglia, a trasformare in un abbagliante palcoscenico sacro il trionfo di un Ordine universale retto da abati di queste vallate.
COSA VEDERE ALLA MOSTRA
In un travolgente rutilare d’ oro, di stucchi, putti e festoni, le storie dei Santi sono raccontate dagli interpreti più in voga nella Roma dell’ epoca, dal Cavalier d’ Arpino al Romanelli. Ma il posto d’ onore venne riservato a Pasqualino Rossi, incaricato di raccontare la storia della santa titolare, la vergine Lucia, riservandole l’ intera abside. Tuttora le notizie biografiche su di lui sono scarne. E’ assodato che sia nato a Vicenza nel 1635 e che, per più di 35 anni, abbia operato a Roma, città dove si era presto trasferito. E’ certa anche una sua attenzione alla tradizione artistica marchigiana: lo confermano i riferimenti numerosi delle sue opere alle originali soluzioni inventive di Lorenzo Lotto e alla sensibilità correggesca di Federico Barocci.
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