Riapertura dell’«Ala Berthier» del Palazzo Borromeo all’Isola Bella

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Ciò che era riservato alla sola Famiglia ed agli Ospiti personali dei Principi ora viene aperto alla visita e non mancherà di stupire.
E’ il cuore più segreto del grande Palazzo dei Borromeo sull’Isola Bella. Contiene il fior fiore dei tesori d’arte dei Principi, la collezione di 130 dipinti antichi, dai seguaci di Leonardo al pieno periodo barocco, frutto di una passione che ha accomunato generazioni di Borromeo. Una passione che giunse a far sì che l’Alcova principesca venisse collocata proprio tra questi quadri, salvaguardando l’intimità grazie al solo diaframma di una monumentale cornice. Nell’agosto del 1797, a godere di quell’Alcova fu il generale Berthier, giunto in Italia al seguito delle truppe francesi, e subito recatosi all’Isola con Napoleone e Joséphine Beauharnais. Una presenza, la sua, molto breve ma ritenuta sufficiente a trovare per sempre eco nel nome della Galleria dei Quadri, nota come “Galleria Berthier” a partire dai primi anni del Novecento.
L’apertura al pubblico della magnifica quadreria e delle sale dell’ala Berthier giunge a conclusione di una campagna di restauro durata alcuni anni.
Le opere pittoriche restaurate vengono riproposte così come storicamente erano collocate, ovvero in forma di Galleria dei Quadri: “le Gallerie – scrive Vincenzo Scamozzi, conterraneo ed erede di Palladio – sono luoghi di trattenersi le persone nobili, ricche, e adatta alla civile conversazione”. Questa, in Palazzo Borromeo, è l’unica superstite e intatta tra le numerose un tempo presenti in Lombardia, tutte andate disperse.
Superata l’ultima rampa dello Scalone di accesso al piano nobile, piccole sale fitte di dipinti significativi (con opere di autori quali Alessandro Turchi, Gaspard van Wittel e Giacomo Ceruti) introducono alla Galleria dei Quadri.
Ogni minimo spazio della Galleria è letteralmente tappezzato da un mosaico di quadri: capolavori di primissimo piano ma, secondo la prassi delle grandi collezioni nobiliari dell’epoca, anche perfette copie di Raffaello, Correggio e Guido Reni.
Tra le opere di rilievo, molte, da citare quelle del Bergognone, del Boltraffio, Giampietrino (degne, nell’allusivo erotismo, delle collezioni di Francesco I di Francia esposte intorno alla metà del Cinquecento a Fontainebleau). Spettacolare la sequenza di tele di Paris Bordon, che iniziò come allievo del Tiziano; colossali le tele del Procaccini, attorniate da magnifiche tele di altri maestri del Seicento lombardo: Crespi, Discepoli, Nuvolone.
130 tele, una stereofonia pittorica che avvolge da ogni dove il visitatore, sommergendolo di storie, colori, emozioni.
E’ una grande tela raffigurante Mosé che calpesta la corona del faraone , opera di Carlo Cornara, riscoperto pittore lombardo del Seicento, ad introdurre idealmente in un altro luogo segreto del Palazzo: la Sala del Trono, una delle sale più spettacolari di tutto il Palazzo, vero e proprio museo dell’arte barocca lombarda.
Una delle ultime personalità ad esservi ricevuta fu Lady Diana quando con il Principe Carlo fu Ospite dei Borromeo.
Poi, per molti anni, la Sala del Trono restò preclusa ad ogni visita, in attesa di essere sottoposta ad un complesso intervento di restauro, ora avviato e che giungerà alla conclusione l’anno prossimo.
La Sala del Trono, adiacente alla Galleria, è così chiamata per la presenza di un seggio monumentale in legno scolpito e dorato realizzato a Venezia alla fine del secolo XVIII. Lo sormonta un elegante baldacchino in seta ricamata (secoli XVII- XVIII) al di sopra del quale si sviluppa la volta decorata con figure e motivi vegetali in stucco.
Sei grandi telamoni in legno e stucco dipinto sembrano sostenere la volta e ad essi Siro Zanella (? – 1724), che li ha modellati, ha conferito espressioni caricate e grottesche.
Le pareti sono decorate da lastre di marmo dipinte con scene mitologiche (Cistoforo Strorer e altri pittori lombardi) e ghirlande di fiori (Giovanni Saglier e collaboratori), incluse in fastose cornici scolpite e dorate.
Accanto al trono è collocato il ritratto di Carlo IV Borromeo, vicerè di Napoli (1710-1713: scuola lombarda, inizio secolo XVIII), mentre a Giberto V Borromeo è dedicato il ritratto scolpito marmo sul lato opposto della sala.
Due monumentali stipi napoletani placcati in tartaruga con specchiature in vetro dipinto sono addossati alle pareti (sec. XVIII).
La decorazione suntuosa e stravagante di questa sala e di quella adiacente, detta della Regina, perché ospitò nel giungo 1708 Elisabetta Cristina d’Austria, fu progettata dal fondatore dell’Isola, Vitaliano Borromeo e da allora è rimasta nello stato originario; il conte volle che il lusso sfrenato di questo ambiente facesse concorrenza a quello dai palazzi più fastosi del tempo.

Per maggiori informazioni visita il sito www.borromeoturismo.it

Via | Presskit

Immagine | I Giardini dell’Isola Bella, di Markus Mark, da Commons Wikimedia, Licenza: PD

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