I weekend di primavera e d’estate possono essere un’ottima occasione per scoprire da vicino i castelli e le fortificazioni della Valle d’Aosta fra passeggiate a piedi, gite in carrozza, con o senza guida. Si parte dal Forte di Bard (A5 uscita Pont-Saint-Martin) una suggestiva piazzaforte di primo Ottocento che funge da “porta” della Valle d’Aosta. Sede dello spettacolare e iper-tecnologico Museo delle Alpi ospita in questi giorni la mostra curata da Enrico Crispolti e Pierluigi Carofano “Terra. Materia e simbolo. Arte, video e foto”, che descrive il profondo legame tra la Terra e l’Uomo dal Basso Medioevo sino all’età contemporanea. In esposizione capolavori della storia dell’arte, opere di Donatello e Lucio Fontana, Vincenzo Campi e Gian Lorenzo Bernini, Alberto Burri e Renato Guttuso. All’insegna della contaminazione tra media, epoche e stili, il grande Centro Valdostano di Cultura Alpina ha curato all’interno della stessa mostra installazioni interattive e fotografie realizzate da sei fotografi per proporre un viaggio di conoscenza dell’elemento terra, riscoprirne l’essenza e riflettere su come preservarla. La mostra è aperta dal martedì al venerdì (10-18) Sabato e domenica fino alle 19.
Proseguendo sulla SR 44 verso Gressoney-Saint-Jean si può visitare il Castel Savoia (10-12/ 13,30-17,30. Festivi 18,30) Il Castel Savoia venne costruito tra il 1899 ed il 1904. La Regina Margherita, vedova di Umberto I, vi abitò per diverse estati, fino al 1925. L’architetto Stramucci, ideatore delle decorazioni neobarocche del Palazzo Reale a Torino e del Quirinale a Roma, ha progettato un castello in stile eclettico, come d’uso in Francia e in Savoia rivestito di pietra grigia proveniente dalle cave di Gressoney, Gaby e Vert. Si articola su tre piani: il pianterreno, con i locali da giorno, il piano nobile, con gli appartamenti reali ed il secondo piano (non visitabile), riservato ai gentiluomini di corte; nei sotterranei troviamo le cantine. Dell’arredo originale restano pochi pezzi; gli altri mobili visibili provengono da Villa Margherita; originali sono invece le tappezzerie in tessuto di lino e cotone, decorate ad effetto chiné. Le pitture ornamentali sono di Cussetti, poi attivo nel Palazzo Reale di Torino. I soffitti a cassettoni, le boiseries e gli arredi sono di Dellera. In un fabbricato poco distante, collegato al castello da una decauville sotterranea, erano collocate le cucine. Altre dipendenze sono: Villa Belvedere, già foresteria e gendarmeria reale, e la casetta nota come Romitaggio Carducci, dedicata al poeta, ammiratore e cantore della regina. Ai piedi del maniero è stato allestito un giardino roccioso che ne riprende il nome, ricco di specie botaniche alpine aperto dal 1 Maggio al 30 Settembre.
All’uscita di Verrès è possibile visitare il castello di Issogne (9-18,30) e negli stessi orari anche il castello di Verrès.
Proprietà dei vescovi di Aosta sino al 1379, restaurato e ampliato verso il 1400 da Ibleto di Challant, il castello di Issogne assunse l’aspetto attuale tra il 1490 e il 1510 per opera di Giorgio di Challant, priore di S. Orso, che lo restaurò e lo trasformò in sontuosa dimora. Dopo vari passaggi di proprietà, nel 1872, fu acquistato dal pittore Vittorio Avondo che lo restaurò e lo donò allo Stato. Entrando nel palazzo si accede al cortile, sul quale s’affacciano gli stemmi della famiglia Challant e delle famiglie ad essa legate, e al centro del quale si trova la celebre fontana del melograno in ferro battuto. Si percorre quindi il portico, le lunette del quale sono decorate da affreschi di scene di vita quotidiana (XVI sec.). I vani del castello visitabili sono: al pianterreno la sala da pranzo, la cucina, e la sala baronale, in cui si possono ammirare pitture e affreschi; al primo piano invece la cappella, dalle volte a ogiva finemente decorate, con affreschi alle pareti e altare gotico di legno intagliato e dorato, adorno di un trittico fiammingo, le camere della contessa e del conte Renato; al secondo piano la stanza “del re di Francia”, con soffitto a cassettoni decorato da gigli e camino con scudo della dinastia francese dei Valois, e la stanza dei “Cavalieri di San Maurizio” con bel soffitto a cassettoni, su cui è dipinta la croce dell’ordine.
Un’iscrizione in caratteri gotici attesta che Ibleto di Challant finì di costruire il maniero di Verrès nel 1390. Nel 1536, Renato di Challant rinnovò l’apparato difensivo, ma, alla sua morte, il castello venne incamerato dai Savoia; nel 1661, il duca Carlo Emanuele II fece trasferire gli armamenti al forte di Bard, punto strategico di difesa della regione. Gli Challant tornarono in possesso della rocca dal 1696 fino all’estinzione della casata (inizio XIX sec.); il maniero, ormai abbandonato, venne salvato, come i castelli di Issogne e Fénis, grazie all’interesse di un gruppo di intellettuali piemontesi. Il portale d’ingresso dà accesso al cortile quadrato del castello. Attorno a questo, l’edificio si dispone, ad anello, su 3 piani, collegati da un monumentale scalone in pietra su archi rampanti. La regolarità geometrica della struttura e la decorazione essenziale (pietra verde e bianca lavorata) s’intonano al carattere militare dell’edificio, denotando l’eccellenza delle maestranze locali. Al piano terreno troviamo: due grandi saloni simmetrici, con interessante sala d’armi e cucina. Al primo piano troviamo: locali riservati ai signori, una grande cucina, dotata di 3 camini collegata attraverso un passavivande alla sala da pranzo con volta di pietra a vele multiple. Il castello, ogni anno, è palcoscenico del Carnevale Storico verrezziese, che rievoca, tra storia e leggenda, l’epopea della contessa Caterina di Challant.
Procedendo nel nostro viaggio, all’uscita di Nus in direzione Aosta, troviamo il castello di Fénis, anch’esso aperto al pubblico fra le 9 e le 18,30. Vera icona medioevale, il maniero è noto per la sua straordinaria architettura e la potenza evocativa delle sue torri e mura merlate. La complessa, armoniosa struttura, organizzata concentricamente attorno al cortile interno, evoca un’immagine quasi fiabesca. Le torri del castello furono aggiunte al torrione preesistente verso la metà del sec. XIV da Aimone di Challant. Il castello appartenne, poi, ai signori di Challant fino al 1716. Seguì un periodo d’abbandono, nel quale il maniero fu trasformato in abitazione rurale. Venne acquistato nel 1895 da Alfredo d’Andrade, che iniziò un’importante campagna di restauri. Il mastio è racchiuso in una doppia cinta muraria, con torrette di guardia e camminamento. Si accede al maniero passando attraverso la torre quadrata. Il cortile interno, con scalone semicircolare e balconate di legno, è decorato da pregevoli affreschi (S. Giorgio che uccide il drago e saggi e profeti recanti cartigli con proverbi e sentenze morali in francese antico); sulla parete orientale sono raffigurati Annunciazione e Santi. I primi due affreschi vengono attribuiti ad un pittore vicino alla scuola di Jaquerio (XV sec.). Al pianterreno troviamo: sale d’armi e da pranzo, dispensa, cucina, studio ed esattoria; al primo piano: la cappella con sala di rappresentanza e le camere dei conti.
Infine, giungendo ad Aosta (A5 uscita Aosta Ovest-Saint Pierre direzione Frazione Plan de Sarre SR47) troviamo il Castello Reale di Sarre (9-18,30) Costruito nel 1710 sui resti di una casa forte già menzionata nel 1242, dopo vari passaggi di proprietà fu acquistato dal re d’Italia Vittorio Emanuele II, che lo ristrutturò e lo utilizzò come residenza durante le battute di caccia in Valle d’Aosta. Il castello fu abitato per villeggiatura anche da Umberto e dalla regina Maria José. Nel 1989, la Regione Valle d´Aosta ha acquistato il complesso per restaurarlo. L’intervento ha voluto conservare la doppia identità assunta nella storia: residenza alpina e museo della presenza sabauda nella regione. Al piano terra la visita è libera; le sale sono state concepite come “sezioni didattiche”, con lo scopo di introdurre il visitatore alla visita accompagnata (ogni mezz’ora) ai piani superiori. Oltre all’iconografia sabauda (Sala d’accoglienza e Cabinets des gravures), sono rappresentate le cacce reali nelle Alpi (Salles Chasse) e la storia del castello. Ai piani superiori, le stanze sono state riallestite con parte degli arredi ritrovati nel castello. Sono visibili l’Appartamento Reale (primo piano), con la Gran Sala del gioco e la Galleria dei trofei venatori e le stanze private, mai aperte in precedenza. Le stanze del secondo piano riguardano la storia della dinastia sabauda nel XX sec.: Vittorio Emanuele III, Elena di Montenegro, Umberto II e Maria José, figura particolarmente legata alla Valle d’ Aosta.
Una gita romantica o divertente, specie per i più piccoli, viene proposta dall’Associazione Gruppo Attacchi della valle d’Aosta che organizza passeggiate di uno o più giorni a cavallo o in carrozza tra i castelli. Tel. 0165-251247 www.gruppoattacchivda.it Tel. 348-2312390.
A Saint-Oyen sulla strada per il Gran San Bernardo (uscita Aosta Est E27) è perfino possibile dormire all’interno di mura millenarie! Costruita fra il X e l’XI secolo Château-Verdun (1.350 mt.) era una ‘casa forte’ a metà strada tra Aosta e il valico del Gran San Bernardo. Donata da Amedeo III di Savoia ai Canonici dell’Ospizio del Gran San Bernardo nel 1137 fungeva da punto di sosta per i viandanti e cascina per il rifornimento dell’Ospizio. Dal 1991 i 4 canonici (di lingua francese) ospitano i turisti in 12 camere da 2 o 4 letti e in una camera da 10.
Interessanti i prezzi e lo spirito dell’ospitalità. Tel. 0165-78247 www.gsbernard.ch
Per maggiori informazioni visita il sito Informazioni per il lettore www.lovevda.it e http://cult.threesixty.it.
Immagine | Castello Savoia – Gressoney St.Jean (Valle D’Aosta), di Paola25, da Commons Wikimedia, Licenza: CC-by-2.5